sabato 1 marzo 2008

L'educazione passa dallo sport

Questo post apparirà su entrambi i miei blog di Google perché credo fermamente nel valore educativo dello sport. Lo sport educa la mente attraverso il corpo. Gli antichi, greci e romani, avevano talmente chiaro il concetto da renderlo parte integrante dell'educazione del fanciullo fin dalla tenera età. Platone, il più astratto dei filosofi, apprezzava lo sport quanto la matematica e nell'educazione del futuro governante non c'era solo la filosofia ma c'era l'attività fisica. Noi contemporanei, dopo anni di vita sedentaria nelle nostre poltrone d'ufficio, riscopriamo il valore dell'attività sportiva e sembra che anche il Governo, oramai decaduto, ne abbia appreso l'importanza permettendo (nella finanziaria è previsto) di detrarre dalle tasse una percentuale per le attività sportive dei propri figli.
Cosa insegna lo sport? Insegna la costante educazione alla fatica e al rigore nonché l'allenamento all'esercizio. Valori indispensabili nel quotidiano di ognuno da bambini fino alla vecchiaia. Portare a termine un compito fa parte della vita, continuare anche quando ci si sente sconfitti aiuta a rispondere alle disfatte e a trovare soluzioni. Lo sport come la filosofia allena la mente perché propone alternative alla resa. Non arrendersi nel mondo feroce e individualista che oggi ci troviamo di fronte è una grande risorsa e lo sport la propone come modus operandi costante.

domenica 10 febbraio 2008

Una tenda




è un rifugio. Una tenda è un viaggio. Una tenda è un riparo. L'uomo l'ha usata come prima casa. Il blog è una tenda dove proteggersi, restare lì sotto un po' per trovare conforto e sostegno, per incontrare altri nomadi che regalano pensieri e donano riflessioni a tutti. Il nomade è del deserto, il deserto e la sua sabbia sono di tutti. La blogosfera è come un deserto pieno di tutto e niente, pieno di noi che scriviamo e non sappiamo dove buttare i nostri pensieri. Pieno di sofferenze e di cicatrici che sono nel mondo da sempre, solo che ora non passano più sotto silenzio ma venogno urlate nella tenda del deserto.


domenica 3 febbraio 2008

Il tradimento

E' un tema che mi tocca da vicino e che sento appartenere a molti. Trovo giusto quindi provare a farne un'analisi filosofica cercando di trovarne il significato vero nelle sue varie sfacettature. Già, perchè ritengo che non esista una sola forma di tradimento. Per capire però bisogna partire dal significato che si attribuisce al termine. Tra-dire implica un nascondere, un dire fra le righe che qualcosa non ha funzionato, non è andata. Le aspettative che si avevano nei confronti di una persona o di un progetto sono stati delusi. Quindi si tradiscono persone ma anche ideali e aspettative e desideri. Tra-dire significa deludere, ingannare l'altro, il tradito ma anche se stessi, la fiducia nella proprie capacità di essere coerenti rispetto a qualcosa che si doveva e si voleva mantenere. Tra-dire implica quindi una rivelazione: la rivelazione del fallimento di un progetto costruito insieme a qualcuno o semplicemente da soli. Il tradimento è una sconfitta. Si sconfiggono le stime che si hanno di sè e degli altri. Il tradimento rivela un'illusione, l'illusoria credenza in valori che si reputavano sacri o più semplicemente rispettabili, nel senso che avrebbero dovuto essere degni di rispetto.

"Il tradimento è simile ai diamanti: non ci guadagna chi commercia al dettaglio." Douglas Jerrold

Come a dire: se non apprezzi, non promettere. La banalità non è degna.

domenica 27 gennaio 2008

Discernere

La capacità di discernere sta alla base della conoscenza. Già Platone aveva messo in evidenza la necessità di distinguere il molteplice dall'uno per non perdere il senso del -non- come diverso anziché come nulla (Parmenide) e ridursi alla mera unità che può essere tutto ma può anche essere limite e quindi poco. Aristotele aveva diviso la fisica dalla metafisica, i medievali il cielo dalla terra, i moderni la scienza dalla filosofia, Cartesio la mente dal corpo, Kant il fenomeno dal noumeno ed Hegel il soggetto dall' oggetto nonché la logica dalla realtà. Freud il conscio dall'inconscio, Nietzsche il poeta dal filosofo, Heidegger l'ente dall' essere e così via. Il percorso è lungo e infinito e si può concludere con un altro degli assunti a me tanto cari ossia che con il discernere si applica la capacità di analisi: sciogliere i nodi del ragionamento in ogni questione possibile per poi riprenderli recuperandone l'essenziale attraverso la sintesi. Il discernere presuppone l'analisi ed è costruttivo se si conclude con la sintesi.

domenica 20 gennaio 2008

La vertigine

Avete provato le vertigini? Vi manca il respiro e sentite il vuoto tutto intorno. Trasformiamo il concetto in chiave filosofica e abbiamo di fronte a noi il nulla. Ma il nulla è davvero senza significato? Per gli antichi greci e i metafisici classici lo era, tanto che valeva il motto : "dal nulla non deriva nulla". Il che significa che se non c'è niente, niente si costituisce. In realtà i cristiani con il principio della creazione hanno modificato tale principio e hanno inventato il principio di causalità assoluta: dal niente può derivare qualcosa se qualcuno dal nulla crea ossia costituisce dal nulla grazie alla sua infinita potenzialità. Il nulla si è arricchito di potenzialità assolute ed è diventato l'infinita possibilità del tutto. Quindi noi di fronte al nulla proviamo sempre angoscia e le vertigini; ma il senso di vuoto si supera delimitando il nulla e quindi definendolo. De-finire, de-limitare significa conoscere ossia fornire di senso il nulla scelto. Come si fa? Scegliendo, intraprendendo una strada e una direzione verso il fare inteso come agire o verso il conoscere inteso come interpretare. Interpretate quel silenzio della vertigine e del nulla dandogli un suono, quello della parola.

mercoledì 9 gennaio 2008

Al di là del bene e del male

"Perché tutte le cose sono battezzate alla sorgente dell'eternità e al di là del bene e del male: ma gli stessi bene e male non sono altro che ombre intermedie, umidi affanni e nuvole lente." Zarathustra, Nietezsche

Nietzsche propone un'etica che è appunto al di là del bene e del male, dove per bene e male si intende ciò che propone la dottrina "farisea" e cattolica della tradizione. Se la prende anche con i protestanti che hanno accentuato l'ideale positivo del progresso nel lavoro enfatizzandolo nel modo più esasperato nella cultura illuministica che però per Nietzsche è illusoria perché nasconde la miseria dell'uomo e lo convince di essere la creatura migliore sulla terra. Ma l'uomo misero per Nietzsche deve essere superato e bisogna arrivare all'etica dei migliori, degli aristocratici, dei più forti (di spirito naturalmente) ossia di coloro che sanno sopportare e accettare nonostante il tragico di ogni esistenza e andare avanti e creare valori quotidiani ma nello stesso tempo eterni perché voluti e scelti e legati al reale (Il senso della terra), a questo mondo. Nel libro "I Simpson e la filosofia" gli autori paragonano Lisa Simpson a Kant ed è sicuramente corretto. Lisa agisce per il dovere in sè ma ha anche una consapevolezza smaliziata del senso tragico della vita e dell'inutilità del suo agire secondo norme formali che la avvicina senza ombra di dubbio a Nietzsche. Diciamo che ha una ragione Kantiana e una coscienza Nietzschiana.
Nietzsche è stato anche profeta e ha previsto le guerre totali che si sarebbero riversate sull'uomo del XX secolo. Ma la sua previsione è stata così acuta da prevedere la distruzione totale di ogni valore seguita però dall'assoluto nulla? In "Children of men" è molto evidente questo scenario, non c'è più nulla per cui vale la pena vivere, l'uomo ha solo distrutto, ma cosa ha creato? Prevale la guerra di tutti contro tutti che ricorda sicuramente il pensiero di Hobbes piuttosto che quello di Nietzsche.
La lezione di Nietzsche si è realizzata nel modo migliore e quindi peggiore per quanto riguarda la distruzione ma poi il superuomo dove è? I nuovi valori quali sono? Quelli dei nostri politici che si beffeggiano, che si preoccupano più dei figli degli alleati e degli amori dei propri? O quelli dell'etica di Beautyful (la soap opera) dove tutto è lecito basta che emozioni (anche la morte, la resurrezione, l'incesto plurimo, la morale del più forte, non nel senso Nietzschiano ma in quello più becero della cattiveria senza nessuna giustificazione). Allora vale anche "Uomini e donne" di Maria De Filippi, tanto tutto fa brodo.
Davvero la nostra società è uno specchio di quella americana che si vede nei telefilm deprimenti di "sex and the city" o "desperate housewives"? Ci serve "Smallville" e Superman per farci sognare un mondo migliore?

mercoledì 2 gennaio 2008

Esiste Dio?

Letture ed amicizie mi portano in questa direzione lasciando una domanda senza risposta:
esiste Dio?
Per dire che una cosa esiste bisogna sapere cosa è quella cosa, quale sia la sua natura. Riflettere sulla natura di Dio fornisce la risposta sulla sua esistenza. Nella storia della filosofia abbiamo varie proposte che dimostrano l'esistenza di Dio o la confutano a seconda di ciò che si intende con il termine Dio e a seconda delle nostre capacità gnoseologiche e del criterio di verità attribuito ad ogni proposizione. Allora avremo autori atei che considerano Dio una mera illusione, il Novecento ne è assolutamente pregno, allo studente più attento ricercare nomi e origini del pensiero e avremo autori credenti.
Ecco la parola: credenti; il mistero di Dio non si risolve con la ragione ma presuppone la fede, perché qualsiasi assunto noi abbiamo di Dio, lo creiamo si con la ragione ma con essa non siamo in grado di dimostrarlo se non postulando un alcunché che si riferisce a Dio (ad es. Se Dio è l'essere perfetto, allora esiste). Ma abbiamo la prova che Dio è l'essere perfetto? No, lo postuliamo e allora? Bisogna crederci!