sabato 13 giugno 2009

shopaholic

Il termine è diventato famoso grazie agli scritti di Sophie Kinsella e all'omonimo testo "Confessions of a shopaholic". Devo dire che io ho usato lo stesso significato e l'ho racchiuso nel termine " fashion maniaco". Il termine inglese ha una connotazione negativa che il mio termine non ha. La malattia sta a un passo nella mania ma è già ben definita nel termine suffisso -holic- che deriva da alcoholic e significa letteralmente drogato di shopping. Rappresenta il desiderio compulsivo di possedere un oggetto, pagandolo dopo essere entrati in un negozio o averlo visto in una vetrina. La componente visiva reale è importante. Non si ha la stessa soddisfazione comprando on line perché, come sempre e come molti filosofi sostengono, il desiderio passa dall'occhio e dal tatto che vengono soddisfatti mediante la visione dell'oggetto del desiderio, in vetrina, nel negozio, sulla bancarella del mercato. On line c'è la soddisfazione del visivo ma manca la soddisfazione degli altri sensi, che per l'uomo contemporaneo ancora contano: l'odore e il tatto. Il profumo del nuovo, il profumo del negozio, il profumo della commessa, il profumo del denaro usato per pagare sono tutte componenti dell'eccitazione suscitata nello shoppinngmaniaco o shopaholico che affiorano nel momento dell'acquisto. Come ogni desiderio appagato, l'oggetto nella busta perde tutto il suo valore, e, una volta acquistato, viene spesso dimenticato nell'armadio. L'alcoolizzato di shopping non gode nell'indossare o usare ciò che acquista, gode solo nel comprare. E' tutto il rito dell'acquisto che lo eccita: dal pensiero alla realizzazione dello stesso. Pensare di comprare qualcosa a casa, salire in auto per andare a prenderlo, entrare nel tal negozio, parlare con il negoziante e pagare, ecco il momento più alto di soddisfazione del desiderio: l'oggetto sta per essere mio. Quanto è già mio, non mi interessa più. La mia mente è proiettata altrove, magari a godersi il lungo lago dove si affaccia il negozio. Dalla shoppingmania si puo' guarire, se si elimina il desiderio dell'atto dell'acquisto e si focalizza l'attenzione sull'inutilità del gesto. Esso porta a un godimento effimero che può essere dato anche da altro: la visione del lago menzionato sopra. Annullare il desiderio è impossibile, modificarne l'oggetto è una probabilità.