giovedì 6 settembre 2007

Kant, Dio e la marmellata

Kant non concepiva l'esistenza di Dio seppur ne dava una giustificazione etica, per lui era un semplice postulato, qualcosa di posto come vero senza essere dimostrato. Infatti provò che l'esistenza di Dio a livello teoretico ossia partendo dal suo concetto e analizzandolo non puo' essere dimostrata e nessuna delle prove, che nella storia della filosofia sono divenute famose, lo convincevano. Dio era come la marmellata che fuoriesce dal barattolo in cui si cerca di incastrarla, il barattolo non è mai troppo capiente per contenere tutta quella marmellata. Immaginatevi Omer Simpson, sommerso di marmellata, che la inghiotte a più non posso, goloso com'è, ma a un certo punto pure a lui vien la nausea perchè la marmellata è decisamente troppa. Ecco secondo Kant per l'uomo Dio è troppo. Un concetto omnicomprensivo non puo' essere racchiuso in qualcosa di finito come un barattolo di marmellata. La nostra mente è il barattolo, Dio è la straripante sostanza. Possiamo provarci in mille modi con il cucchiaio (categoria della quantità); ma come definire Dio? Troppo sostanzioso? No infinito quantitativamente e perciò incommensurabile. Proviamo con il piacere. Mangiamo marmellata perchè ne siamo ghiotti come Omer ma poi la vomitiamo per eccesso di inghiottimento (la categoria della qualità); Dio è così buono che non finiresti mai di assaggiarlo ma proprio perchè non riesci a smettere prima o poi ti senti male. Il nostro misero essere usa categorie che costruiscono giudizi su Dio: Dio è buono, Dio è infinito, che non possono essere adattate a un ente trascendente, vanno bene solo per il quanto e il quale definiti, limitati, provati attraverso l'esperienza. Ma possiamo noi mangiare una marmellata infinita o chiuderla in un barattolo? Per quanto ci proviamo , ciò è impossibile, non faremo mai una tale esperienza.