domenica 13 aprile 2008

linguaggio e uso

Il senso di una proposizione (cioè la sua verità o falsità) era data secondo il primo Wittgestein dalla corrispondenza con un fatto, chiamato anche stato di cose. il resto era vanità o non senso, tanto che da Wittgestein era chiamato mistico ossia l'ineffabile, ciò di cui non si può parlare. Se prendiamo come esempio una proposizione che, usando il mezzo blog, ci riguarda da vicino dovremmo dire: il blog è un insieme di caratteri scritti che descrivono un pensiero che si traduce in una pagina da leggere.
Che tristezza.
Anche Wittgestein si rese perfettamente conto che il linguaggio non si riduce a ciò, che non può essere solo espressione di uno stato di cose e che la definizione che ho dato prima (inventata da me, potrei sbagliarmi del definirla alla Wittgestein e aspetto critiche se ciò fosse) è limitante e riduttiva. Potremmo altrettanto dire: il blog è arte o il blog è letteratura, solo che in questo caso avremmo creato una proposizione che difficilmente corrisponde a uno stato di cose e ci addentreremmo nella metafisica e nel mistico appunto perché è estremamente difficile definire cosa è l'arte e cosa è la letteratura e poi l'arte e la letteratura non corrispondono a semplici fatti, sono descrizioni di fatti che nel loro significato implicano molto di più. Sono attività, direbbe Wittgestein ossia chiarificano il pensiero e il linguaggio escludendo dal senso tutto ciò che non corrisponde a stati di cose. Alla fine si arriverebbe al paradosso che l'arte non ha senso cosi come la letteratura. Allora Dovremmo correggere il tiro come fa il secondo Wittgestein (quello delle Richerche filosofiche) e dire che il linguaggio non ha senso se e solo se ad esso corrisponde un fatto o più fatti ma ha plurimi sensi e significati a seconda dell'uso che se ne fa. E allora il blog prende vita e diventa tutto ciò che noi vogliamo, dipende appunto dall'uso che ne facciamo.