domenica 21 ottobre 2007

Riemann, la musica e la filosofia

fin dai tempi antichi la musica è stata contemplata all'interno del pensiero filosofico come punto di riflessione e di formazione; si pensi ai pitagorici che usavano la musica come propedeutica alla matematica e alla filosofia in quanto insegna l'armonia che si trova anche nel sistema mondo disegnato dall'uno (numero). Platone, nella Repubblica, garantisce che la musica in quanto note in armonia si avvicina alla matematica e quindi è l'unica arte che deve far parte dell'educazione del futuro governante della polis. Ci sono matematici contemporanei tra cui Riemann che ritengono che la musica o meglio le note musicali con il loro moto ondulatorio disegnino l'andamento ritmico dei numeri primi: l'ipotesi di Riemann (non è riuscito a dimostrarlo) dice che se scoprissimo l'andamento ciclico di riproduzione dei numeri primi, esso sarebbe simile all'andamento ondulatorio che si disegna sul pentagramma. Nietezsche, nella Nascita della Tragedia attribuisce alla musica un posto di privilegio nella gerarchia delle arti perché esprime, attraverso Wagner, al meglio lo spirito del popolo tedesco e il suo senso tragico. Persino autori cristiani hanno trovato nella musica un modo di avvicinarsi alla perfezione. Il canto gregoriano (coro all'unisono dove le singole voci non si devono assolutamente percepire) è un'esaltazione della purezza della musica trasmessa attraverso la voce umana (sono canti a cappella) e dell'armonia del tutto che dovrebbe rappresentare l'infinito; quando ascolti quel canto puoi credere che l'eden esista perché ti pervade di un senso di pace cosmica nel quale tu ti lasci cadere, altro che nirvana: Schopenhauer si sbaglia isolandosi nella sua noluntas.