domenica 11 maggio 2008

La scelta della donna

"Troppo a lungo nella donna si celarono uno schiavo e un tiranno. Perciò la donna non è ancora capace di amicizia; essa conosce solo l'amore. Nell'amore della donna è ingiustizia e cecità per tutto ciò che essa non ama. E anche nell'amore cosciente della donna c'è sempre, insieme con la luce, aggressione, lampo, e notte. La donna non è ancora capace di amicizia: le donne sono sempre gatte, e uccelli. O, nel migliore dei casi, vacche" (Nietzsche, Zarathustra).

Una visione della donna niente affatto lusinghiera ma a tratti acuta caratterizza questo passo dello Zarathustra dedicato all'essere femminile. Come se nella femminilità si fosse concentrato tutto ciò che è corrosivo. La donna secondo Nietzsche distrugge, è solo l'uomo colui che crea nell'accezione dell'oltre-uomo. La donna non si purifica dai propri difetti e dalle proprie debolezze, l'uomo solo è in grado di purificarsi e di divenire profeta del proprio cambiamento e rinnovamento.
La società non ha mutato di molto l'impressione che Nietzsche ebbe della donna. Ma le donne sono consapevoli di se stesse? Si riconoscono in questa accezione e dissentono da essa? La donna ha attitudini e modalità di espressione e comportamento diverse dall'uomo ma condivide con lui valori e con lui li crea. Io ritengo che la donna sia portatrice di senso; basti pensare alle donne in politica e nelle scienza nonché nella letteratura, donne che anche lo stesso Nietzsche avrebbe definito superuomini. Nonostante ciò in momenti di crisi sociale ed economica si vuole relegare la donna ad un ruolo marginale, impedirle di scegliere di svolgere mansioni di primo piano.
E le donne stesse si accontentano di questi ruoli. Perché? La società le ha indotte a combattere per ottenere ruoli, posizioni e riconoscimenti che a tratti sfumano e a tratti permangono, dando la sensazione che ci sia un nulla di fatto. Alla donna spettano troppi ruoli nei quali si barcamena con successo anche ma che la sfiancano e a volte si chiede se vale ancora la pena di lottare; l'eterno ritorno di Nietzsche prevede anche il regresso? Io credo di si. E la donna è pronta a regredire al ruolo di madre, se necessario ma non può esserle tolta la parola, il diritto alla scelta, il diritto di creare senso autonomamente e propriamente attraverso un'azione che sia sua e non frutto del pesante consiglio maschile che si traduce in un obbligo per tutelare un diritto: quello della supremazia che la civiltà nega ma che la natura urla. Il machismo non è mai morto.