sabato 8 marzo 2008

Cosa arcana e stupenda

Abbiamo un filosofo e lo consideriamo solo un poeta. Uno dei più grandi. La commistione fra filosofia e poesia è spesso un velo sottile: grandi autori lo capirono da Platone (che pure disprezzava l'arte ma era poetico in ogni suo verso) e Aristotele e Agostino e Vico e Giacomo Leopardi che ha scritto poesie ontologiche fra le migliori, che ha anticipato i temi della grande filosofia nietzschiana, che è stato sottovalutato in questo ruolo come Hume perché ha avuto la sfortuna di avere dopo di un Kant e lui, il nostro, si è trovato un gigante della lirica filosofica quale è stato Nietzsche. Trovo Leopardi addirittura superiore perché aggiunge alla bellezza estetica del verso la chiarezza del significato che forse Nietzsche non ha perché vuole essere esoterico, per pochi, per gli aristocratici del pensiero. Leopardi era sicuramente più democratico e metteva a disposizione di tutti la comprensione dei propri versi. Non importa se poi pochi comprendevano ed apprezzavano. L'intento era chiaro: donare a tutti una chiave di lettura del mondo, la più realistica possibile per un uomo disincantato come era lui. E allora chiudiamo con dei versi meravigliosi e lascio al lettore il piacere dell'interpretazione perché essa rimane un gusto e un'impresa personale:

"Cosa arcana e stupenda

oggi è la vita al pensier nostro, e tale

qual de' vivi al pensiero

l'ignota morte appar."

Buona lettura e buon gusto!