mercoledì 4 luglio 2007

Recensione, filosofia della moda

Recensione:
Filosofia della moda, L.F.H. Svendsen
Che sia uno svedese a pubblicare per primo un libro sulla moda non ci deve stupire, ci deve solo fare riflette su quanto il fenomeno della moda abbia influenzato ed influenzi la nostra cultura fino a portarci a dover riflettere su un tema ritenuto tanto frivolo quanto accattivante per tutti, donne e uomini compresi.
L’autore parte da un’analisi storica del tema che evidenzia il fatto di come la moda sia parte integrante non solo del nostro apparire ma anche del nostro essere.
La moda, sostiene l’autore, si è democratizza nel corso del tempo fino a diventare fenomeno sociale di massa nell’epoca contemporanea ed essere un fenomeno ormai globale. Ma dice di più: la moda ci permette di relazionarci agli atri e quindi di comprendere qualcosa di noi e degli altri; la rivelazione del sé parte hegelianamente dal confronto con l’altro. Come dire: Dimmi come ti vesti e potrò scoprire qualcosa di te, del tuo carattere, della tua natura. Perché è un norvegese e non un italiano o un francese a scrivere di moda? Forse l’italiano e il francese sono così permeati dalla cultura della moda, ce l’hanno nel sangue per intenderci, che la considerano parte di sé e non hanno bisogno di rifletterci o forse vi sono così addentro sia per quanto riguarda gli addetti ai lavori sia per quanto riguarda i fruitori che non hanno il giusto distacco per affrontare il tema. Il libro si suddivide in otto capitoli che affrontano il tema della moda da differenti prospettive; quella artistica, quella sociale, quella economica, culturale (“la moda e il nuovo”, “la moda e il linguaggio”), quella più propriamente filosofica che riguarda il rapporto fra la moda e il corpo e fra la moda e l’identità.
Dando un’occhiata al capitolo la” moda e il corpo” (il libro potrebbe essere un insieme di otto sottolibri da leggere anche singolarmente) vi troviamo che già in Epoca Vittoriana il grasso era considerato sinonimo di lascivia, indolenza, rientrava nelle sottocategorie dei peccati capitali. Ma la tesi di fondo che emerge dall’osservatore con l’occhio critico contemporaneo nei confronti del corpo è che esso come scriveva già O. Wilde dovrebbe sostituire l’anima e oggi siamo arrivati a questo punto. La nostra essenza si identifica con il corpo e l’anima è un alcunché di nascosto che non si sa bene né dove sia né che ruolo abbia. Siamo quindi schiavi di un estetismo del nostro corpo che ci rende anche e di conseguenza schiavi della moda e delle mode.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

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