mercoledì 26 novembre 2008

Kierkegaard ci disse di scegliere

Viviamo nel mondo delle immagini, nel mondo dei guardoni. Il grande fratello è ovunque. Da facebook a Myspace e lifeintwo, tutti guardano tutti e godono. Godono di un'immagine vista, fantasticano su una storia on line, fatta di sesso virtuale, appena guardato e simulato. Tu sei tu, ma non sei tu. Basta un clic e tutto è spento, tutto se ne va. La seduzione si gioca sull'immagine e sul racconto, virtuali entrambi, falsati entrambi. Per l'immagine si cerca il lato migliore, il profilo migliore, l'apparizione migliore. Lì sorridevo va bene, non importa se ho una vita cupa. E allora tutti possono diventare tutto e niente, essere tutto e niente, godere di tutto e niente, alienarsi, spersonalizzarsi, essere nessuno, solo un'immagine virtuale che quando diventa reale si spenge alla noia del quotidiano. Il virtuale ci fa godere per quel che è: una finestra sul sogno, di essere altro, in un altro posto, in un altro momento, mai noi stessi. Ma Kierkegaard ci disse di scegliere: cosa vuoi essere un'immagine di seduzione o una persona?