domenica 2 dicembre 2007

L'essenza dell'invidia

La religione cattolica pone l'invidia fra i sette peccati capitali, ed esso è forse il più antipatico di tutti. Se proviamo un po' di compassione verso i pigri, quando pigri non siamo, verso i lussuriosi, è un peccato latente in ogni essere umano, verso i golosi, a chi non piace la cioccolata o il gelato, per l'invidia non proviamo pietà perché tra i peccati capitali è quello che coinvolge di più l'altro in quanto oggetto dell'invida è sempre un'altra persona migliore di quella che invidia. La persona invidiata, spesso ignara di questo sentimento nei propri confronti, è amica o benevola verso l'invidioso, gli ha dato consigli, gli ha offerto la propria amicizia, ma l'invidioso che è anche subdolo si finge amico per carpire segreti e debolezze e sfruttarle poi per sferrare un attacco di vendetta che si può protrarre nel tempo anche molto lontano rispetto magari a un torto subito o che si pensa (è più vera la seconda ipotesi) di aver subito. L'invidioso, essendo un essere inferiore, è cattivo, della cattiveria propria dei vili, non della cattiveria intelligente dei folli che fanno danni totali ma sempre con un disegno razionale degno di lode. No, è una cattiveria stupida, voluta solo per ferire che però se viene scoperta rende l'invidioso oltre che vile anche disprezzabile agli occhi dei più che lo denoteranno proprio di quelle accezioni che egli vuole evitare e lo renderanno ancora più meschino esaltando l'invidiato. Ecco che l'invidioso ottiene qualche volta che le sue cattiverie diventino un boomerang. Il consiglio che diamo all'invidioso è : non invidiare e se proprio non ci riesci , cerca di ferire l'altro con maggiore intelligenza in modo da non farti scoprire per quel che sei ossia un mero vigliacco e ipocrita.
Il gesuita Roberto Bellarmino definisce l'invida efficacemente così: "Un peccato per il quale l'uomo ha dispiacere del bene d'altri, perché gli pare che diminuisca la grandezza propria.
Ma, scrivo io: esiste tale grandezza? E' in grado l'invidioso di valutare obiettivamente? Di rapportarsi degnamente all'altro? Desidera essere riconosciuto dall'altro per ciò che veramente è?